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L'azionario giapponese ha chiuso in ribasso, registrando la terza perdita settimanale da un mese a questa parte. Hanno pesato il rafforzamento dello yen, il brusco calo dei rendimenti dei titoli del Tesoro Usa e il secondo giorno in territorio negativo di Wall Street. il rendimento del Treasury decennale Usa è sceso sotto la soglia psicologica del 2,50%, minimo degli ultimi sei mesi.

Il Nikkei ha chiuso in calo dell'1,41% a quota 14.096,59 punti, perdendo lo 0,7% sulla settimana. Il più ampio indice Topix ha perso l'1,63% a 1.159,07 punti. L'unico dato macro importante è arrivato dal Giappone la cui produzione industriale di marzo è stata rivista da +0,3% a +0,7% mese su mese nella lettura definitiva.

Anche nel resto dell'Asia, eccetto l'india, ha prevalso un atteggiamento di prudenza. Dopo la diffusione di un dato preoccupante sull'andamento dei crediti deteriorati, cresciuti nel primo trimestre a un tasso che non si vedeva dal 2005: Hong Kong perde lo 0,6% e Shanghai lo 0,2%.

Mentre in India l'esito ufficiale delle elezioni ha spinto il Sensex (+5,89%). Il leader nazionalista indù, Narendra Modi, si prepara a conquistare il potere: le sue promesse di nuovi posti di lavoro e di sviluppo economico hanno conquistato l'elettorato deluso dal Partito del Congresso, storicamente legato alla dinastia Nehru-Gandhi, che ha già riconosciuto ufficialmente la sconfitta. Si va verso una schiacciante vittoria del Bharatiya Janata Party (BJP) e i suoi alleati a scapito del partito al potere da dieci anni.

Il BJP è in testa con 268 seggi dei 543 del parlamento indiano. E' dunque prossimo a ottenere la maggioranza assoluta, fissata in 272 seggi. Il Partito del Congresso ha già riconosciuto di avere perso la sua battaglia elettorale. "Accettiamo la sconfitta. Siamo pronti a sedere sui banchi dell'opposizione", ha detto Rajib Shukla, alto dirigente del partito. Contemporaneamente, la rupia indiana si è portata sui massimi dall'agosto 2013 a quota 81 contro euro.

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